Storia, arte e artigianato

Elva è un piccolo paese della Val Maira in Provincia di Cuneo (una veduta nella foto a fianco), decimo Comune in Europa per altitudine, a quasi 1700 metri sul livello del mare, per anni tra i comuni più poveri d’Italia ed al contempo come vedremo, con una storia, un’arte e una popolazione tra le più speciali d’Italia.
Cento sono i residenti ufficiali ad Elva, che si riducono a una quarantina d’inverno, 22 le frazioni che fanno parte del Comune, un tempo tutte abitate, oggi in gran parte abbandonate.
Elva ha tre strade di accesso: la più veloce è la strada provinciale 104 (10 km), o del Vallone. Poi c’è la strada provinciale 335 (17 km) che la collega con Stroppo (CN) seguendo il percorso tortuoso delle antiche mulattiere. Infine c’è una terza via, la provinciale 128, agibile solo durante la bella stagione attraverso il colle di Sampeyre verso la Val Varaita.

La Cappella Sistina delle Alpi

Come ha scritto nel 1985 Piero Camilla (1922 - 2012), cuneese, importante figura della cultura della sua città nonché direttore del locale Istituto Storico di Resistenza: “la romanità ha lasciato proprio ad Elva una delle vestigia più chiare e significative”. I reperti segnalati da Luigi Massimo (ingegnere, docente universitario di fisica nucleare oltre che grande esperto di storia e architettura delle valli provenzali alpine) ci fanno conoscere le dimensioni di un nutrito insediamento romano ed ipotizzano una presenza anche precedente. Lo storico Goffredo Casalis (1781 - 1856 ) nei suoi scritti afferma: “Elva ha un’origine storica delle più illustri, anche Tito Livio ne parla”. E lo stesso cognome Dao, molto diffuso tra gli elvesi, pare risalire al Davus dei legionari romani.
Ma di Elva l’opera d’arte più conosciuta in Italia e all’estero, è la Parrocchiale di Santa Maria Vergine Assunta, romanica, risalente al 1355. Al suo interno, oltre al Battistero del XIV secolo ed a un crocifisso ligneo del XV secolo, vi si ammira quella che viene soprannominata la Cappella Sistina delle Alpi. Si tratta di una serie di affreschi (vedi foto a fianco) realizzati tra la fine del 1400 e gli inizi del 1500, per anni conosciuti come opera del “Maestro d’Elva”. Solo nel 1975 Don Ettore Dao, grande studioso di Elva, collegò il “Maestro d’Elva” con Hans Clemer, raffinato pittore fiammingo che lavorò presso molte corti europee e che era in Italia in quegli anni al servizio dei Marchesi di Saluzzo. Pur essendo stata confermata l‘attribuzione, gli esperti ancora si domandano perché un artista di quella fama abbia dipinto il suo capolavoro a Elva, un minuscolo centro a 1700 metri d’altitudine, privo di strade e dall’economia modestissima.

La via... dei capelli

Peculiarità di Elva, tra la fine del 1700 e i primi del 1900, fu una strana forma di artigianato: la raccolta, il trattamento e il commercio di capelli umani nell’epoca in cui s’era diffuso l’uso delle parrucche. Questa attività portò il nome di Elva ben oltre i confini della valle Maira, in tutto il Nord Italia e sino a Parigi, Londra e nelle Americhe.
Il Museo di Pels ricorda il lavoro e spiega come avveniva la lavorazione (vedi foto a fianco). Con il diffondersi del commercio dei capelli umani, è facile comprendere quanto i collegamenti siano divenuti di cruciale importanza.La discesa a valle era infatti sempre stata un’impresa difficile, specialmente a causa della neve, presente per diversi mesi all’anno. Fin da tempi remoti, dunque, gli elvesi hanno cercato di avere una strada che collegasse Elva alla strada della Valle Maira.
Documenti che attestano la domanda di un percorso agevole risalgono già al 1763. Nel 1838 una Delibera Comunale dà mandato di progettare un sentiero lungo “la comba”, oggi detto “Il Vallone”: “… dopo aver la cosa da ogni lato ben ben ponderata venne a concludere, che l’unica via di migliorare la sorte di questi paesani ella è di aprire una novella strada lunghesso il vallone che va a sboccare nel fiume Macra”. Diverse traversie incontrò questo progetto finché nel 1880, morendo l’oste della Borgata Reynaud, tale Alessandro Claro, destinò tutta la sua eredità all’apertura di questa via. Ciò permise ai cittadini di Elva dapprima di aprire uno stretto sentiero che però era assai pericoloso. In seguito molte famiglie locali si autofinanziarono per contribuire all’impresa.

La meglio gioventù di Elva

Nell’autunno del 1934, il primo mulo transitò lungo il sentiero. Far poi diventare il sentiero una carrozzabile (vedi foto a fianco) fu opera altrettanto lunga. Nel 1891 Giovanni Giolitti sostenne la prosecuzione dei lavori che durarono quasi sessant’anni per concludersi nel 1959. Al piccolissimo comune di Elva toccò il sacrificio della vita di ben 53 suoi rappresentanti, la sua “meglio gioventù“ donata alla Patria nelle guerre o nella lotta partigiana, giovani che ben avrebbero operato nella costruzione della strada oltre naturalmente a mantenere viva la comunità. Grazie alle elargizioni di molti privati, dal succitato senatore Giolitti a Benito Mussolini, e all’intervento dell’amministrazione provinciale nella seconda metà del XX secolo, la strada fu terminata e finalmente si potè raggiungere Elva con mezzi diversi dai piedi o dai muli.
In un secondo tempo furono fatti sia il raccordo che attraverso il Colle delle Cavalline, a 2000 metri, collega con una lunga strada il Paese di Stroppo sia la strada del colle di Sampeyre, aperta però solo nel periodo estivo.

La situazione attuale

La Strada del Vallone, pur liberata dalle frane che l’hanno interrotta, è chiusa al traffico a tempo indeterminato. E dall’inverno 2014 chi transita sulla Strada Provinciale 422 della Valle Maira non vede più il cartello d’indicazione per Elva: è stato rimosso dopo oltre sessant’anni che era lì all’imbocco della Strada del Vallone. Tutto il traffico è stato deviato sulla stretta e persino meno sicura Provinciale 335 che – come detto più sopra - da Elva sale al colle della Cavallina e scende a Stroppo, allungando così il percorso di ben 17 chilometri contro i 9 del Vallone. La Provincia di Cuneo ha approvato un progetto per la sistemazione dei dissesti nei comuni di Stroppo ed Elva lungo le strade provinciali 128, 335 e 104 (vedi i tre percorsi nella cartina a fianco) ma è tutto fermo per mancanza di fondi.
La provinciale 104 Strada del Vallone sicuramente presenta problemi di caduta massi e pericolo frane, ma per un tratto breve, di non più di 3-4-Km, mentre la parte restante non ha alcun problema. È provvista di ripari laterali metallici, mentre la 335 ne è quasi completamente priva e infatti vi sono avvenuti incidenti, anche mortali. Sulla 335, non sulla 104! La 335 presenta notevoli problemi sia per neve sia per nebbia tanto che spesso non viene neppure aperta. Al contrario la 104 Strada del Vallone, ben esposta, è completamente priva di neve e asciutta già dopo poche ore di sole. In più possiede tre paravalanghe posti ad hoc nei tratti più a rischio, l’ultimo dei quali è costato 600mila euro di pubblico denaro, in pratica buttati via chiudendo la Strada!

Manutenzione

Da anni ormai la provinciale 104 Strada del Vallone non riceve manutenzione né controlli, anche se molti continuano a transitarvi nonostante i divieti. Senz’altro è vero che l’ultima frana importante, il 2 giugno 2018, è stata provocata dallo scivolamento di una lastra sull’altra, ma con un’adeguata chiodatura era possibile evitarlo! Le nostre Autorità hanno ignorato il problema per troppo tempo mentre sarebbe bastata una piccola spesa costante. Finché la situazione non è precipitata e quindi divenuta molto più costosa da risolvere.
Ancora una volta a farne le spese siamo noi cittadini elvesi che oggi siamo accusati di chiedere l’impossibile solo perché vogliamo poter usare la nostra strada, che sappiamo essere la migliore. Ma se solo nel 2003 era una strada ritenuta tanto sicura da farvi addirittura transitare il Giro d’Italia! (vedi foto a fianco)
Oggi, con la 104 Strada del Vallone chiusa a tempo indeterminato, in due mesi ci sentiamo dire che il costo del ripristino della strada da 2.870.000 euro sarebbe passato a quasi 14.000.000, e che potrebbe addirittura lievitare da 5 milioni a 50 milioni...

Proposte intelligenti

Riteniamo che la valutazione del rischio sia stata fatta col preciso scopo di chiudere in ogni caso la strada per sempre. Forse per togliersi ogni responsabilità. Secondo il nostro Comitato, è indispensabile invece che venga fatta una valutazione del rischio senza pregiudizi partendo dalla reale situazione della strada. Chi mai vorrebbe essere moralmente responsabile di qualche disgrazia? Ma non possiamo ignorare che certi problemi sono comuni a quasi tutte le strade di montagna (nella foto a fianco la Madonna del Vallone), e non ci risulta ne vengano chiuse tutte, al contrario!
Il presidente della Regione Piemonte Sergio Chiamparino ha suggerito di:
a) adottare una “deroga sicurezza” applicando una cartellonistica adeguata che permetta il transito “a proprio rischio e pericolo”;
b) trattare la strada per l’oggettivo valore artistico, ovvero come “opera d’arte”, e quindi parlare non di messa in sicurezza ma di restauro di un bene ambientale, facendolo rientrare nei beni del FAI e accedendo così ai fondi europei;
c) in seguito alla riapertura della strada applicare un pedaggio simbolico (residenti esclusi) come è già stato fatto per alcune strade del Trentino Alto Adige, ricavando così fondi per una manutenzione costante ed ordinaria.

Il potenziale del Vallone

Il Comitato per la Riapertura della provinciale 104 Strada del Vallone ha contattato la Soprintendenza ai beni Paesaggistici della Regione ed ha ottime speranze di riuscire ad inserirvi la Strada del Vallone. Desideriamo mantenere il più possibile il Vallone com’è (vedi scorcio suggestivo nella foto a fianco), con interventi che abbiano il minor impatto possibile sulla Strada e sul paesaggio circostante.
Il Comitato si è messo in contatto anche con il FAI, che subito ha preso posizione. Il Capo Delegazione di Cuneo Marco Fraire ha scritto alle Autorità: “Riconoscere il valore storico, ambientale e paesaggistico della Strada del Vallone come un pezzo di memoria della montagna… una vera e propria opera di land art e come tale dovrebbe essere intesa”. Ci auguriamo che il Fai provinciale si faccia promotore presso il Fai Nazionale per ulteriori sollecitazioni, anche alla luce del fatto che secondo alcuni esperti nel Vallone sono presenti specie di flora e fauna uniche ed endemiche. Tutto ciò è confermato ogni anno dai numerosissimi turisti che vengono ad Elva proprio per ammirare la Strada del Vallone.

Noi qui ci viviamo!

Al di là della storia e del valore ambientale, però, ad Elva vivono donne e uomini che hanno accettato di resistere nonostante i sacrifici che comporta stare qui: amano il luogo e credono nel suo futuro. Altroché “stiamo lavorando affinché la gente ritorni in montagna per combattere il forte spopolamento” come ha detto all’Expo di Milano l’assessore regionale Alberto Valmaggia, altro che funivia, idea per la cui fattibilità sono stati stanziati dalla Regione dei fondi europei ma di cui gli elvesi non sono stati neanche informati... A noi sembrano prese in giro.
Il problema più urgente e improcrastinabile qui e oggi è quello delle famiglie che non riescono più a garantire la frequenza scolastica dei propri figli quando due volte al giorno devono affrontare un percorso così lungo, ad un’altitudine del genere, con i bimbi a bordo.
Il problema è quello degli anziani che devono fare un percorso doppio per recarsi dal medico o ad acquistare i medicinali.
Il problema è assicurare la sopravvivenza dei pochi esercizi commerciali rimasti, in gran parte gestiti da giovani giunti anche da fuori e che hanno rischiato in proprio sperando in un rilancio della zona. Non dimentichiamo lo sforzo fatto nel 2014, specialmente dall’attuale Amministrazione, per portare ad Elva il famoso Concerto di Ferragosto in alta quota (vedi foto a fianco) trasmesso anche dalla televisione nazionale. Si sarebbero dovuti raccogliere i frutti di quell’impegno e invece c’è stato un crollo delle presenze a causa delle notizie di frane e chiusure.
Il problema è quello degli agricoltori del posto (per i quali è intervenuta anche la Confagricoltura di Cuneo) che faticano a rifornirsi di foraggio e mangimi, e anche quello dei malgari di Elva ai quali gli anni di chiusura hanno causato notevoli danni economici perché hanno impedito la transumanza delle mucche in salita agli alpeggi, visto che è impossibile farlo sulla strada che sale da Stroppo verso Elva, troppo lunga da affrontare per gli animali e inadatta per le sue caratteristiche al trasporto con i camion. Dopo la frana del giugno 2018, grazie all’intervento del Presidente della Provincia Federico Borgna, alla ditta Garnero e ai molti che hanno collaborato, è stata decisa una deroga temporanea solo per consentire il transito degli animali diretti agli alpeggi in quota. Non era assolutamente pensabile, infatti, far loro percorrere - dopo mesi passati nelle stalle - la SP 335, che è lunga il doppio, facendoli salire fino a 2 mila metri e poi farli ridiscendere ai 1670 metri di Serre.

Il Lavoro del Comitato

Sono stati avviati rapporti di collaborazione con la Soprintendenza ai Beni Paesaggistici del Piemonte. Grazie all’impegno del Prof. Sebastiano Teresio Sordo (autore di alcune parti di questo sito) e del Cav. Mariano Allocco abbiamo potuto entrare in contatto con il Politecnico di Torino. Un primo sopralluogo è stato eseguito dalla Dott.sa Marina Pirulli del dipartimento Ingegneria Strutturale e Geotecnica e dal Prof. Claudio Scavia docente di Meccanica delle Rocce con riprese fotografiche, rilievi e prelievo di materiali. Il Politecnico ci ha poi inviato un preventivo per il proseguo del suo lavoro.
Il Comitato per la Riapertura della provinciale 104 Strada del Vallone, appoggiato da un gruppo di persone amiche di Elva, ha partecipato al sondaggio del FAI sui Luoghi del Cuore, (a fianco la Parrocchiale, chiesa medievale con straordinari affreschi del maestro fiammingo Hans Clemer) che ha dato un inaspettato responso positivo. Successo ha avuto anche la mostra ed il relativo convegno, tenutosi nel giugno 2017 in collaborazione con il Club UNESCO di Mondovì, che ha permesso di informare un numerosissimo pubblico sulla situazione della Strada del Vallone e sulle potenzialità di Elva.
Nell’ambito del Comitato l’intero piano terra di Palazzo Samone nel quale, accanto ad una mostra etnografica di grande impatto emotivo, sono state presentate le nuove realtà di Elva e una ampia raccolta di documenti e materiale fotografico sulla Strada del Vallone.

Diamoci da fare tutti insieme

Nei giorni intorno al Ferragosto 2014 il Comitato per la riapertura della Strada del Vallone di Elva ha organizzato una raccolta di firme per sollecitare le autorità a prendere in considerazione le esigenze degli abitanti di Elva (Un'immagine della transumanza: ogni estate il bestiame viene portato dai malgari di Elva in quota agli alpeggi passando dalla Strada del Vallone, oggi chiusa). Nonostante i pochi giorni e mezzi a disposizione, siamo riusciti a raccogliere 2.758 firme che sono state consegnate al Presidente della Regione Sergio Chiamparino.
Occorre valutare con i tecnici dei vari settori se può essere vantaggioso per il Comune di Elva chiedere che la Strada passi da provinciale a comunale dato che la giurisdizione della Provincia complica i passaggi burocratici in caso di appalti ed eventuali contributi. O ancora se si possa raggiungere un accordo con il comune di Stroppo, secondo il quale la strada sarebbe addirittura un peso inutile.

Un patrimonio da preservare

Ma perché le Autorità che non vogliono discutere il problema con i residenti? Perché su quella strada si pretende una sicurezza che non esiste da nessun’altra parte? Chiudere il Vallone (nella foto a fianco un altra vista della Strada) anche solo per poco tempo significa non riaprirlo mai più, così come è successo a migliaia di opere nel nostro Paese. E neppure dobbiamo accettare che tutto venga risolto con la costruzione di due o tre gallerie. Occorre preservare la struttura del Vallone così com’è, con interventi mirati e intelligenti.
Ecco perché il Comitato per la Riapertura della provinciale 104 Strada del Vallone ha deciso, anche attraverso questo sito, di far conoscere a più persone possibile la reale situazione e di chiedere l’aiuto e la solidarietà di tutti coloro che, per carica istituzionale o per conoscenza personale, possano fornirci un aiuto, di qualunque genere. Saremmo onorati, in quel caso, di poter dire che la Strada del Vallone di Elva è diventata la strada di tutti, perché tutti hanno fatto la loro parte per conservarla.
Abbiamo il fondato timore che se passa il nostro caso, altre Comunità presto potrebbero subire gli stessi provvedimenti. Eppure tante altre opere come l’Orrido di Elva sono costate sacrifici alle generazioni passate, in alcuni casi anche di vite umane, e abbiamo l’obbligo di conservarle per le generazioni future. Se le Autorità, per i loro programmi, iniziano a chiudere le strade di montagna, è la fine di un patrimonio unico ed irripetibile dell’umanità. È la cancellazione della storia della civiltà, delle culture dei luoghi e dei loro abitanti.